Medicina rigenerativa

La Medicina Rigenerativa è una disciplina innovativa che attraverso l’utilizzo delle cellule staminali, cellule capaci di differenziarsi nei diversi tipi cellulari, si propone di riparare organi o tessuti danneggiati da malattie, traumi o semplicemente da invecchiamento, e di restituire loro l’integrità strutturale e funzionale dell’organo sano.

La medicina rigenerativa è indicata nelle seguenti patologie:

  • lesioni cartilaginee
  • artrosi
  • lesioni tendinee
  • lesioni muscolari

La procedura dura dai 20 ai 30 minuti, viene svolta in un’unica seduta in ambulatorio chirurgico o in sala operatoria, e richiede un’anestesia locale nella zona del prelievo adiposo.

Traumatologia dello sport

Chirurgia e traumatologia
Il numero dei traumi sportivi è in continuo aumento per via dell’incremento dell’attività sportiva non solo a livello agonistico, ma anche dilettantistico.
I traumatismi causati dallo sport possono essere:

  • Lesione e rottura del menisco
  • Rottura dei legamenti crociati del ginocchio
  • Rottura dei legamenti della caviglia
  • Rottura tendinea (tendine achilleo, tendine del bicipite, tendine peroneale, tendine tibiale posteriore.)
  • Rottura della cuffia dei rotatori della spalla
  • Lussazione della spalla
  • Lussazione acromion-claveare
  • Lesione della cartilagine delle articolazioni

Le articolazioni più colpite sono il ginocchio e la caviglia per l’arto inferiore, spalla e polso per l’arto superiore.

LESIONE E ROTTURA DEL MENISCO
Nell’apparato capsulo-legamentoso del ginocchio troviamo la struttura fibrocartilaginea meglio conosciuta con il nome di menisco. Esistono due menischi nel ginocchio: il menisco interno è chiamato mediale e quello esterno è chiamato laterale ed entrambi si trovano tra il femore e la tibia, quindi tra l’osso della coscia e quello della gamba. I due menischi funzionano come cuscinetti, ammortizzando e attutendo i carichi del ginocchio, mantenendolo, tra l’altro, stabile.
Oltre a essere molto frequenti, le lesioni traumatiche del menisco sono spesso provocate da traumi acuti e si verificano principalmente a partire dai quaranta anni.

Come ci si accorgere di aver subito un trauma al ginocchio?
A seguito di un dolore acuto, si avverta una sensazione di vera e propria rottura interna. Spesso, inoltre, il ginocchio di gonfia e l’articolazione può arrivare a bloccarsi completamente nel caso in cui la parte lesionata si posizioni tra le superfici articolari. In questo caso diviene impossibile al paziente estendere completamente il ginocchio.

Come si tratta una lesione meniscale traumatica?
Chi subisce una lesione traumatica del menisco deve affrontare un intervento chirurgico effettuato con la tecnica dell’artroscopia, la quale è poco invasiva e permette di asportare o suturare solamente la parte del menisco lesionata passando attraverso fori di solo 1 cm. Evitando l’apertura dell’articolazione si hanno notevoli vantaggi nel recupero post-operatorio.

Le lesioni del menisco sono spesso associate alla rottura dei legamenti

ROTTURA DEI LEGAMENTI CROCIATI DEL GINOCCHIO
Lesione del LCA (legamento crociato anteriore) dovuta ad una distorsione importante del ginocchio.

I legamenti sono strutture che collegano le ossa e garantiscono la mobilità dell’articolazione. Sono strutture molto resistenti, ma poco elastiche, motivo per il quale si possono stirare, strappare e infine rompere se sottoposte a sollecitazione come accade quando si svolge attività sportiva. I sintomi di questa rottura, sono: instabilità dell’articolazione, dolore, gonfiore ed ecchimosi.

All’interno dell’articolazione del ginocchio troviamo i legamenti crociati, anteriore e posteriore. Durante l’attività sportiva, soprattutto il legamento crociato anteriore viene sottoposto a ingenti sollecitazioni meccaniche.
Difficilmente una rottura completa del LCA guarisce spontaneamente perché si ha una separazione netta e i capi della lesione si allontanano l’uno dall’altro e per questi motivi viene sempre consigliato un approccio chirurgico. Esiste anche un approccio conservativo, ma questo viene consigliato solo a persone anziane o che effettuano poca attività perché molto sedentarie.

Il trattamento chirurgico
La ricostruzione chirurgica del legamento lesionato viene effettuata utilizzando solo una parte del tendine rotuleo, il quale è due volte più resistente del LCA, oppure può anche essere fatto prelevando tessuti dal smitendinoso e dai tendini del muscolo gracile che, insieme, sono quattro volte più resistenti del LCA.
Dato che i risultati migliori si ottengono dopo il superamento della fase acuta, momento nel quale il paziente è preparato fisicamente per prevenire l’ipotrofia muscolare postoperatoria, si tende a non operare con urgenza. L’operazione, inoltre viene svolta in artroscopia.
Dopo l’intervento è prevista una specifica riabilitazione volta a rendere completa la flessione dell’articolazione e a rafforzare la capacità muscolare.

ROTTURA DEI LEGAMENTI DELLA CAVIGLIA
La rottura dei legamenti della caviglia è causata da eventi accidentali o, come spesso accade, da infortuni sportivi soprattutto legati ad attività in cui c’è un alto rischio di appoggio errato del piede. Questo può accadere in sport come, ad esempio, la corsa, la pallavolo o il calcio.

Il trattamento chirurgico
Nel caso in cui si tratti di una lesione importante che provoca instabilità articolare e continue articolazione cavigliadistorsioni, e dove il trattamento conservativo non ha fornito risultati accettabili, è spesso consigliato l’intervento chirurgico che prevede la ricostruzione dei legamenti della caviglia per ripristinare la stabilità legamentosa.

La tecnica utilizzata è quella artroscopica, una tecnica mini-invasiva grazie alla quale vengono trattate varie parti dell’articolazione tibiotarsica, ognuna con una diversa procedura terapeutica. Nel periodo successivo all’intervento è consigliato cominciare una fisioterapia utile a riprendere a muovere il piede correttamente.

ROTTURA DELLA CUFFIA DEI ROTATORI DELLA SPALLA
La cuffia dei rotatori è costituita dai tendini di 4 muscoli che originano dalla scapola e che si combinano tra loro per formare una cuffia sopra l’estremità superiore del braccio. Questi quattro muscoli sono conosciuti con il nome di sovraspinoso, Cuffia rotatori spallasottospinoso, sottoscapolare e piccolo rotondo.
La cuffia dei rotatori ha varie funzioni: non solo aiuta a sollevare e ruotare il braccio, ma serve anche a stabilizzare, all’interno dell’articolazione, la sfera della spalla.

La rottura della cuffia dei rotatori può essere sia parziale sia completa e quando ciò accade, si ha una lesione tendinea. Le persone più esposte a questo rischio sono gli atleti e questo perché lo sport li porta a fare movimenti che spesso prevedano il sollevamento delle spalle, soprattutto se si tratta di giocatori di nuoto, tennis o baseball. Se la rottura è totale e i pazienti sono giovani o quando le terapie non apportano miglioramento, il trattamento consigliato è quello chirurgico.

Il trattamento chirurgico
La tecnica chirurgica maggiormente consigliata è l’artroscopia. Con questa tecnica, in anestesia locale e in regime di day surgery, grazie e 2 piccoli fori è possibile osservare direttamente la lesione e ripararla.
Dopo la terapia chirurgica è previsto un ciclo di esercizi e terapia fisica per recuperare il movimento dell’articolazione e per rinforzare la muscolatura.

LUSSAZIONE DELLA SPALLA
La lussazione della spalla è un infortunio piuttosto doloroso dove la testa dell’omero fuoriesce dalla propria sede, la cavità glenoide. Nella maggior parte dei casi avviene in seguito ad un evento traumatico spesso legato all’attività sportiva, soprattutto negli sport di contatto: rugby e judo, tennis, pallamano, etc.
In caso di lussazione recidivante o nei pazienti sportivi il trattamento elettivo è quello chirurgico.

Il trattamento chirurgico
Il trattamento chirurgico di riposizionamento e stabilizzazione della spalla avviene tramite riparazione artroscopica, una tecnica che serve non solo a diminuire il dolore postoperatorio e il rischio di complicanze, ma assicura anche un recupero più veloce grazie al quale si può tornare a praticare attività sportiva dopo un breve lasso di tempo. Dopo l’intervento viene prescritto un tutore per 3-4 settimane, e successivamente un trattamento riabilitativo specifico per la durata di circa 2-3 mesi.

LUSSAZIONE ACROMION-CLAVEARE (CLAVICOLA)
La lussazione acromion-claveare avviene è causata da una caduta laterale sulla spalla, e consiste nella rottura parziale o totale di alcuni fasci legamentosi che mantengono uniti i capi dell’acromion (parte della scapola che forma la parte superiore della spalla) e della clavicola. Si ha una dislocazione verso l’alto della clavicola e un conseguente dolore violento, seguito da gonfiore localizzato, ematoma ed impossibilità a muovere la spalla. Nel caso in cui la lesione sia complessa, bisogna fare ricorso alla chirurgia per riavvicinare i capi articolari.

Il trattamento chirurgico
Il trattamento chirurgico prevede la ricostruzione dei legamenti rotti allo scopo di stabilizzare l’articolazione. Per fare ciò possono essere usate diverse tecniche, alcune tradizionali a cielo aperto e altre in artroscopia.

LESIONE DELLA CARTILAGINE DELLE ARTICOLAZIONI
La cartilagine, tessuto bianco e liscio, ricopre le estremità delle ossa che formano un’articolazione, come ad esempio la spalla e l’anca.
La sua funzione è simile a quella di un cuscino ammortizzatore che protegge le ossa durante il movimento.

Negli anziani o in chi pratica sport intenso, la cartilagine si può danneggiare a causa di lesioni dovute a traumi, per la normale usura o per altre patologie, e provocare dolori articolari e di movimento.
Poiché le lesioni della cartilagine non guariscono bene autonomamente per ripristinare la cartilagine articolare esistono diverse procedure chirurgiche:

– Microfratture
– Perforazioni
– Abrasione
– Medicina Rigenerativa
Medicina RigenerativaLa Medicina Rigenerativa utilizza le proprietà delle cellule staminali per ripristinare la cartilagine danneggiata. Le cellule staminali adulte, dette “mesenchimali” vengono prelevate dal tessuto adiposo (grasso), e dopo essere state trattate, vengono infiltrate nell’articolazione danneggiata. Queste cellule, una volta iniettate nei pressi della lesione, sono in grado di trasformarsi in nuove cellule cartilaginee che rimpiazzano quelle obsolete o danneggiate promuovendo la spontanea guarigione e rigenerazione dei tessuti.
La procedura dura dai 20 ai 30 minuti, viene svolta in un’unica seduta in ambulatorio chirurgico o in sala operatoria, e richiede un’anestesia locale nella zona del prelievo adiposo.

MEDICINA RIGENERATIVA
La Medicina Rigenerativa è una disciplina innovativa che attraverso l’utilizzo delle cellule staminali, cellule capaci di differenziarsi nei diversi tipi cellulari, si propone di riparare organi o tessuti danneggiati da malattie, traumi o semplicemente da invecchiamento, e di restituire loro l’integrità strutturale e funzionale dell’organo sano.
La medicina rigenerativa è indicata nelle seguenti patologie:
• lesioni cartilaginee
• artrosi
• lesioni tendinee
• lesioni muscolari
La procedura dura dai 20 ai 30 minuti, viene svolta in un’unica seduta in ambulatorio chirurgico o in sala operatoria, e richiede un’anestesia locale nella zona del prelievo adiposo.

Ginocchio

LA PROTESI AL GINOCCHIO, QUANDO?
La protesi al ginocchio viene impiantata quando la cartilagine che ricopre le superfici delle ossa del ginocchio (femore, tibia e rotula) è danneggiata al punto da esporre le ossa sottostanti che, sfregando tra loro, possono essere causa di forte dolore, deformità e rigidità articolare.

ginocchio

Il deterioramento della cartilagine può essere causato da patologie di tipo degenerativo oppure di tipo traumatico (fratture). Tra le più significative troviamo: l’artrosi (invecchiamento dell’articolazione), l’artrite reumatoide, l’osteonecrosi e le deformità del ginocchio.Se a seguito di queste patologie, quando il dolore diventa insostenibile e le cure mediche e fisioterapiche non sono più soddisfacenti, l’artroprotesi di ginocchio è l’unica soluzione.

L’obiettivo è quello di ripristinare una certa mobilità articolare e alleviare il dolore, migliorando sensibilmente la qualità della vita del paziente.

L’INTERVENTO
L’intervento chirurgico consiste nell’asportazione della cartilagine o di quello che resta, e nella ricostruzione delle superfici articolari con una protesi di rivestimento.
L’operazione dura circa un’ora, si esegue una resezione delle superfici articolari usurate e si impianta la protesi su misura per il paziente.

ginocchioI tipi di protesi
La scelta del tipo di protesi, che spetta al chirurgo, dipende dalla gravità del danno articolare, dall’età e sullo stato di salute generale del paziente. Esistono due tipi di protesi al ginocchio: protesi totale o protesi parziale (monocompartimentale).

I materiali attualmente utilizzati, sono leghe di titanio o cromo-cobalto, resistenti e non tossici, biocompatibili, in grado di garantire la massima mobilità articolare, di mantenere la loro forma nel tempo e durare a lungo. Per migliorare lo scorrimento delle superfici è necessario un inserto di polietilene di ultima generazione.

I materiali hanno una durata di circa 15-20 anni dall’intervento.

Quali sono i rischi dell’intervento
Le possibili complicazioni, seppur rare, possono essere: rigidità articolare, infezione batterica, trombosi, fratture.

 anzianiI Benefici
Libera dal dolore e restituisce al paziente: una buona mobilità articolare e una normale vita di relazione.

 I tempi di recupero
La maggior parte delle protesi al ginocchio è impiantata con successo e i benefici, che ne conseguono, sono evidenti. Il paziente se segue diligentemente il programma riabilitativo, la totale ripresa delle normali attività, avviene dopo solo 2 mesi.

Anca e Bacino

LA PROTESI ALL’ANCA, QUANDO?
L’impianto protesico è necessario quando l’articolazione dell’anca subisce un danno tale da compromettere sensibilmente lo svolgersi delle normali attività quotidiane: camminare, alzarsi in piedi, allacciarsi le scarpe, praticare sport, etc.

Le cause più comuni che determinano un danno all’articolazione dell’anca sono:
osteoartrosi, artrite reumatoide, frattura ossea e displasia congenita.

L’articolazione dell’anca articola il femore con il bacino ed è costituita da due componenti:
– l’acetabolo e la testa del femore.
– bacino

L’impianto di una protesi permette la sostituzione dell’articolazione malata ormai non più funzionale, con un’articolazione artificiale (protesi) fatta di metallo, ceramica o polietilene.
L’obiettivo è di ripristinare una certa mobilità articolare ed eliminare il dolore, migliorando sensibilmente la qualità di vita del paziente.

L’INTERVENTO
L’intervento chirurgico consiste nella sostituzione di una delle parti usurate (acetabolo o testa del femore), o nella sostituzione di entrambe le componenti.
– Endoprotesi
– Artroprotesi
L’operazione viene eseguita in anestesia generale o spinale, e dura circa un’ora.

I tipi di protesi
La scelta del tipo di protesi, che spetta al chirurgo, dipende dal tipo di patologia, dall’età, dal peso corporeo e dal tipo di attività del paziente.
I materiali attualmente utilizzati, sono materiali forti, resistenti e non tossici, biocompatibili, in grado di garantire la massima mobilità articolare, di mantenere la loro forma nel tempo e durare a lungo. Hanno mediamente una durata di circa 15-20 anni dall’intervento.

Quali sono i rischi dell’intervento?
L’operazione all’anca è un intervento sicuro, tuttavia, anche se molto raramente, possono esserci alcuni rischi post-operatori quali: trombosi, infezioni, fratture e lussazioni.

anziani e sportI Benefici
La protesi all’anca consente di risolvere le difficoltà motorie, di eliminare il dolore e di riprendere con le dovute accortezze un’attività sportiva.

I tempi di recupero
Al termine del periodo di degenza in ospedale, per una ripresa funzionale ottimale, è fondamentale proseguire il programma riabilitativo a domicilio o presso un centro fisioterapico specializzato. La totale ripresa delle normali attività, avviene dopo circa 2-3 mesi.

Dott. Giovanni del Prete

dott-delpreteDott. Giovanni Del Prete
Medico Chirurgo
Specialista in Ortopedia e Traumatologia
Specialista in Medicina della Riabilitazione

Nato a Cattolica il 29 novembre 1956. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Bologna dove si è specializzato in ortopedia e traumatologia, con il punteggio di 70/70 e lode.
Iscritto all’Ordine dei Medici di Bologna col n. 1145

Ha al suo attivo più di 10.000 interventi molti dei quali nell’ambito della protesica del ginocchio e dell’anca, nonché della ricostruzione articolare traumatica e post-traumatica.

Ha fatto parte dell’equipe della Clinica Mobile, struttura sanitaria al servizio dei piloti.

Dal 1990 al 2008 Aiuto Ortopedico presso gli Istituti Ortopedici Rizzoli.
Dal 2008 al 2014 Direttore di struttura complessa di Ortopedia e Traumatologia presso il presidio Ospedaliero San Salvatore di Pesaro.
Dal 2015 esercita la sua attività presso strutture convenzionate: Villa Nigrisoli, Bologna – Malatesta Novello, Cesena.

Oltre all’attività ospedaliera, ha inoltre svolto un’intensa attività di ricerca partecipando a due importanti laboratori: “Definizione di modelli diagnostici e terapeutici nei traumatismi derivanti da attività sportive e da incidenti del traffico” con il patrocinio del Ministero della Sanità, e “Patologia traumatologica” per conto degli Istituti Ortopedici Rizzoli.

CASISTICA OPERATORIA DEGLI INTERVENTI ESEGUITI IN RELAZIONE AI PIÙ IMPORTANTI DISTRETTI ANATOMICI:

  • Interventi di protesi del ginocchio e dell’anca: 1115 casi
  • Interventi di revisione di protesi del ginocchio e dell’anca : 225 casi
  • Interventi di artroscopia del ginocchio e meniscectomia artroscopica: 3125 casi
  • Interventi di ricostruzione legamentosa: 1111casi
  • Interventi di artromiolisi secondo Judet: 21 casi
  • Iinterventi di osteotomia di tibia e di femore: 164 casi
  • Interventi di osteosintesi (femore, tibia, omero, radio e ulna): 690 casi
  • Iterventi di osteosintesi per fratture di Cotile: 14casi
  • Altri interventi: 4380 casi

Il dott. Giovanni Del Prete riceve a Bologna, Pesaro, Napoli, Salerno

PUBBLICAZIONI

  • L’incidenza della coxoartrosi quale esito della lussazione traumatica dell’anca con controllo di 14 anni”. Chirurgia degli Organi di Movimento Vol.LXXI fasc. IV pag. 325-330, 1986.
  • “Reinserzioni meniscali nostre esperienze nel trattamento delle lassità croniche” Chir. Org. Mov. Vol.72 , fasc.II pag. 87-89 1987.
  • “La plica siniviale del ginocchio: nostre esperienze.” Gli Ospedali della vita – anno XV n.1 – Gennaio-Febbraio 1988.
  • “Il trattamento chirurgico del piede piatto: Grice o Villadot? “ Chir. Org. Mov. Vol.73, pag.107-113, 1988.
  • “Ricostruzione del ligamento crociato anteriore con trapianto autologo del tendine rotuleo” Chir. Org. Mov. Vol. 73, pag. 129-136, 1988.
  • “ La diagnosi nelle lesioni meniscali mediante artrografia a doppio contrasto” Gli Ospedali della vita – anno XV, n.5, pag.131-135, Sett.-Ott. 1985.
  • Ricostruzione del ligamento crociato anteriore con il ligamento Kennedy L.A.D. di rinforzo (risultati preliminari) “. Chir. Org. Mov. LXXIII, fasc.3, pag.221-227, 1988.
  • “Un caso di cisti poplitea di eccezionali dimensioni” Chir. Org. Mov. Vol. LXXIII, fasc. 3, pag. 273-275, 1988.
  • “ L’artrografia di spalla nelle lesioni della cuffia dei rotatori”. Incontri di Radiologia, anno 6, n.23/4, pag. 25-28, Ott.Dic. 1988.
  • “ Considerazioni su sette casi di lussazione congenita del capitello radiale “. La Clinica, vol.43, n.5-6, pag. 1-8, 1988.
  • “ La condromatosi di spalla: presentazione di un caso”. Incontri di Radiologia, n.24/1 – Marzo 1989.
  • “L’artrografia della sottoastragalica nelle sindromi senotarsiche primitive e secondarie”. Chir. Org. Mov. Vol. LXXIV – Fasc. III-IV – 1989.
  • “ Lesioni traumatiche della gabbia toracica: studio radiologico convenzionale”. Capitolotratto dal libro Diagnostica per immagini in Traumatologia , edito da Aulo Gaggi.
  • “L’ecotomografia nella traumatologia del ginocchio” Capitolo tratto dal libro Diagnostica per immagini in Traumatologia , edito da Aulo Gaggi.
  • “Lesioni traumatiche del ginocchio: studio radiologico convenzionale. Capitolo tratto dal libro Diagnostica per immagini in Traumatologia , edito da Aulo Gaggi.
  • “Lesioni capsulo-legamentose esterne acute del ginocchio”. Chir. Org. Mov. , Vol. LXXV, fasc. III, 1990.
  • “Lussazioni del ginocchio associate a complicazioni neuro-vascolari”. da “Il ginocchio” XII Organo ufficiale del Club Italiano di Chirurgia del Ginocchio. Napoli 1990.
  • “Frequenza della condrocalcinosi del ginocchio” Arch. Ortop. Reumatol., vol.104, suppl. 2, 1991
  • “L’accesso transgluteo nell’artroplastica primaria d’anca.” Ortop. Reumatol. ,vol.105, suppl.1, 1992.
  • “Lo stelo Pca di lunghezza “intermedia” nei reimpianti protesici dell’anca. Arch. Ortop. Reumatol., vol.105, fasc.1, 1992.
  • “ Risultati preliminari del trattamento artroscopico con semitendinoso nelle lesioni acute del LCA”. Arch. Ortop. Reumatol., Vol.105, suppl.1, 1992.
  • “La lussazione traumatica pura di gomito” Chir. Org. Mov. , Vol. LXXVII, fasc. II, 1992.
  • Le fratture talamiche di calcagno” Chirurgia del piede, vol.17, pag.9-15, feb.1993.
  • “Ricostruzione biologica artroscopica del LCA con tecnica over the top”. Artroscopia e ginocchio, Anno 1/2 , Aprile 1993.
  • “ I reimpianti con cotile emisferico a superficie porosa”. Ortop. Reumatol., vol. 106, suppl.1, 1993.
  • “Il trattamento del ginocchio varo-artrosico con fissatore esterno T-Garches: risultati preliminari”. Arch. Ortop. Reumatol., vol.107, fasc.I-II, 1994.
  • “Chiodi di ender versus chiodo gamma nel trattamento delle fratture pertrocanteriche”. Arch. Ortop. Reumatol., vol.107, fasc.III, 1994.
  • “ Lussazioni acromion-claveari: indicazioni e limiti del trattamento incruento nell’atleta”. Arch. Ortop. Reumatol. , vol.108, suppl.1, 1995.
  • “Complete simultaneous rupture of the pattellar tendon: epidemilogical and treatment problemes in athletes”. Sports Traumatology rel.res., vol.19, n.1, 1997.
  • “Condromalacia della rotula: storia naturale”. Chir. Org. Mov., vol. LXXXII, fasc.4, 1997.